La Cessione del Quinto in caso di Cassa Integrazione
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Aggiornamento indicazioni Cassa Integrazione e Coronavirus (APRILE 2020)
Ieri sera il premier Conte ha parlato di cassa integrazione speciale per i dipendenti che non possono recarsi al lavoro a causa dell’epidemia (anzi pandemia) di Coronavirus.
Il governo Conte ha previsto un utilizzo generalizzato della Cassa Integrazione per i dipendenti che non possono recarsi al lavoro a causa della pandemia da Covid-19 .
La domanda allora sorge spontanea: nell’eventualità che l’azienda mi metta in cassa integrazione che cosa succede alla mia cessione del quinto? Devo continuare a pagare?
Se sei in Cassa Integrazione puoi chiedere la sospensione del pagamento delle rate. Sfrutta questa possibilità.
Un importante aiuto per tutte le aziende
Con il Decreto Cura Italia il Governo Italiano ha esteso a tutte le aziende la possibilità di richiedere la Cassa Integrazione (ordinaria e in deroga) per i propri dipendenti per un periodo massimo di 3 mesi.
Questa tutela è stata estesa anche alle aziende iscritte al FIS (Fondo Integrativo Salariale).
La Cassa Integrazione è un ammortizzatore sociale che consente al lavoratore dipendente di conservare il posto di lavoro e di ricevere una retribuzione, anche se ridotta, pari all’80% circa dello stipendio di base.
Sospendere le rate? Una premessa indispensabile
Bisogna sapere che per quanto riguarda i prestiti con Cessione del Quinto la normativa prevede che la rata possa essere sospesa se il salario si riduce sensibilmente per un periodo di tempo determinato.
Lo stipendio, ridotto alla sola paga base e decurtato all’80% in caso di Cassa Integrazione, rientra in questa casistica? Molto probabilmente sì.
Hai quindi la possibilità di richiedere questa agevolazione che ti permetterà di affrontare con maggiore serenità questo momento.
Sfrutta la possibilità di sospendere il pagamento delle rate, ti verranno addebitate al termine del piano di ammortamento del prestito. Ti spiegheremo come farlo.
Autorizzare l’azienda a non pagare
Per essere pienamente in regola e non rischiare conseguenze legali è necessario chiedere all’Istituto Finanziario di autorizzare la tua azienda a sospendere l’addebito della rata.
È meglio evitare di farlo al telefono: una email sarà più indicata.
Segui le nostre indicazioni per scriverla correttamente e avere la massima possibilità che la tua richiesta venga accettata.
La Consulenza Gratuita di GruppoMoney.it
È un momento difficile per l’Italia e tutti devono fare la loro parte.
Gruppomoney ha deciso di mettere a disposizione della comunità, gratuitamente, la propria professionalità ed esperienza, frutto di 25 anni di attività nel settore.
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Nello spazio per le note potrai indicarci i dati essenziali dei prestiti in corso sulla tua busta paga (Istituti Finanziari, rate mensili addebitate ecc.).
Riceverai in breve tempo:
- Il testo della domanda
- L’indicazione dei documenti che dovrai allegare
- L’indirizzo email a cui spedire la tua richiesta.
A presto!
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Cassa integrazione e cessione del quinto
Le procedure di Cassa Integrazione sono un chiaro segnale di difficoltà momentanea o strutturale dell’azienda. È quindi inevitabile che la CIG (cassa integrazione) in busta paga causi un netto peggioramento dell’assumibilità delle richieste di prestito con Cessione del Quinto da parte dei lavoratori che la subiscono perché la Compagnia di Assicurazione che deve garantire il rischio impiego valuterà maggiormente a rischio di licenziamento i dipendenti dell’azienda.
Attualmente i finanziamenti con Cessione del Quinto vengono normalmente concessi solo se si tratta di Cassa integrazione Ordinaria e solo se le ore interessate nell’arco del mese non non sono molte.
Inutile quindi presentare richiesta se le ore sono numerose o se la procedura è di Cassa Integrazione Straordinaria.
Cassa integrazione: la rata di Cessione del 5° continuerà a essere pagata?
Una domanda che ci viene posta frequentemente sul Forum è questa:
“Ho una cessione del quinto in corso e l’azienda ha attivato una procedura di Cassa Integrazione.
La rata continuerà a essermi addebitata?
Posso chiedere una sospensione della stessa visto che lo stipendio diminuirà?”
La normativa prevede la possibilità di richiedere una sospensione temporanea della rata se il livello stipendiale si riduce di oltre il 30%.
Se la riduzione non è temporanea ma definitiva (ad esempio per passaggio a contratto part-time) la rata potrà essere ricalcolata.
Come abbiamo già visto prima, in presenza di CIG lo stipendio delle ore interessate viene ridotto a circa l’80% della sola paga base.
Si tratta di un valore molto vicino alla percentuale indicata.
Possiamo concludere che la possibilità di sospendere la rata andrà valutata caso per caso dalla Società Finanziaria.
Questa valutazione avverrà in base a diversi elementi:
- L’ammontare dello stipendio di base rispetto allo stipendio percepito normalmente
- La percentuale di ore di cassa integrazione rispetto al totale ore mensili
- La durata prevista, in mesi, del piano di cassa integrazione
Cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione straordinaria, solidarietà. Di che cosa si tratta?
La cassa integrazione rientra nel sistema degli ammortizzatori sociali ossia di quel complesso di strumenti finalizzati ad offrire un sostegno economico ai lavoratori dipendenti di aziende in difficoltà e a favorire l’uscita dell’azienda dalla congiuntura negativa.
La Cassa Integrazione è una prestazione erogata dall’INPS con lo scopo di integrare o sostituire il costo dei lavoratori che sono stati sospesi dal lavoro a causa di determinati eventi legati a una crisi aziendale.
Di quanto si riduce lo stipendio?
Durante i periodi di Cassa Integrazione la quota di retribuzione delle ore interessate si riduce all’80% (invece di € 100 di stipendio se ne percepiscono solamente € 80).
Per fare un esempio
Se un lavoratore ha una busta paga normale di € 1000 e viene posto in Cassa Integrazione per la metà del mese allora percepirà il regolare stipendio per le ore lavorate (€ 500) e lo stipendio ridotto all’80% (€ 400) per le ore di Cassa.
Solitamente la quota CIG viene inserita in busta paga (quindi il Datore di Lavoro la anticipa al dipendente e poi se la fa rimborsare dall’INPS attraverso il sistema dei conguagli fiscali). In alcuni casi, invece, la CIG arriva direttamente dall’INPS.
Per il lavoratore la cassa integrazione può essere prevista a zero ore (per un determinato numero di giorni il lavoro viene sospeso completamente) oppure solo per alcune ore durante la giornata lavorativa.
Le diverse tipologie
La Cassa Integrazione può essere di tipo ordinario (CIG o CIGO – Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) o di tipo Straordinario (CIGS). Capitolo a parte è il Contratto di Solidarietà.
Cassa integrazione ordinaria (CIG)
È la meno grave e non deve quindi creare eccessive ansie al lavoratore a cui viene imposta.
L’azienda ne può fare richiesta in caso di difficoltà temporanea causata, ad esempio, da crisi congiunturale del mercato o da eventi atmosferici.
Viene concessa, quindi, solo se si suppone che la crisi sia facilmente risolvibile. Per i casi più gravi, invece, c’è la Cassa Integrazione Straordinaria che esamineremo più avanti.
Cassa integrazione straordinaria (CIGS)
Può durare fino a due anni ed è la procedura di Cassa Integrazione che si applica alle situazioni di crisi aziendale più gravi.
È il caso ad esempio di eccedenze strutturali di personale causate da crisi di mercato non risolvibili nel breve periodo oppure da procedure fallimentari.
In alcuni casi la crisi aziendale può essere risolta solo con un ridimensionamento dell’attività e la CIGS permette di prendere tempo permettendo il licenziamento “morbido” di parte del personale.
In questi casi la CIGS è seguita spesso dalla procedura di messa in mobilità.
Il contratto di solidarietà
In alternativa alla CIGS la legge permette la procedura di solidarietà.
Si tratta di un accordo sindacale aziendale mediante il quale tutti i lavoratori concordano una riduzione dell’orario di lavoro al fine di ridurre il costo del lavoro per l’Azienda mantenendo però il livello occupazionale.
Il concetto di base è quindi “lavorare meno per lavorare tutti“.
Si cerca di evitare in questo modo le procedure di licenziamento individuale o collettivo. L’INPS contribuirà al 60% per le ore di lavoro perse.