TFR in busta paga? Una scelta sbagliata
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La notizia
E’ di questi giorni la notizia che la novità del QUIR (Quota Integrativa della Retribuzione) – ossia la possibilità di farsi versare in busta la quota di stipendio altrimenti destinata ad essere accantonata come TFR – è stato un completo fallimento: meno dell’1% dei lavoratori italiani lo ha scelto.
Il motivo è da ricercarsi in una serie di fattori di cui il principale è quello fiscale: farsi versare il TFR in busta paga comporta una tassazione sfavorevole sullo stesso e di conseguenza il beneficio in busta paga è abbastanza modesto.
Troppe tasse: non conviene
L’imposta principale che il lavoratore dipendente deve pagare è l’Irpef. Si tratta di una tassa calcolata a scaglioni di reddito e ad aliquota progressiva: più si guadagna maggiore è la percentuale del reddito che si versa allo Stato. Per i redditi più bassi (sotto il 15.000€ lordi all’anno) l’aliquota è del 23% mentre per quelli più alti (sopra i 75.000€ ) arriva a ben il 43%.
Il motivo per cui il Tfr in busta paga viene considerato fiscalmente non conveniente è che tali somme vengono incluse nel reddito imponibile e quindi fanno crescere l’aliquota IRPEF. Per fare un esempio: pensiamo a un dipendente con un reddito di 14.000 euro all’anno e che quindi paga un’aliquota Irpef del 23%. Se il lavoratore richiede il versamento del TFR in busta paga i suoi redditi saliranno oltre la soglia dei 15.000€ e quindi l’aliquota Irpef marginale che gli verrà applicata sarà quella dello scaglione successivo ossia del 27%
Che fare in caso di richiesta di anticipazione del TFR?
In caso invece di liquidazione del TFR al termine del rapporto di lavoro oppure per richiesta di anticipazioni (link alla pagina Gruppomoney) il trattamento fiscale è più favorevole: l’aliquota Irpef applicata è la media degli ultimi 5 anni e le somme ricevute non si cumulano con i redditi. Nell’esempio precedente, quindi, il TFR ricevuto verrebbe tassato solo al 23%.
Risparmi ancora di più con i Fondi Pensione di Categoria
Il trattamento fiscale del TFR più favorevole in assoluto è quello dei Fondi di Previdenza Integrativa. Pensiamo quindi ai vari fondi chiusi di categoria quali il Cometa, Fonchim, Previmoda ecc. oltre ai vari Fondi Aperti e i PIP (Piano Individuali Pensionistici). In questi casi, infatti, la tassazione sul TFR è ridotta al 15% e oltretutto diminuisce ogni anno di iscrizione al Fondo dello 0,3% fino ad arrivare ad un minimo del 9%.
Va notato però che i Fondi Pensione Aperti e ancor più i Fondi Pensionistici Individuali sono fortemente criticati per gli elevati rischi e per i bassi rendimenti che hanno offerto negli anni.
QUIR? Non va bene se hai bisogno di una Cessione del Quinto
Pochi sanno che decidere di avere il QUIR può comportare l’impossibilità di richiedere un finanziamento con Cessione del Quinto. Nel concedere questo tipologia di prestito, infatti, la società finanziaria valuta il TFR accantonato ma anche quello che si presume sarà accantonato in futuro dal lavoratore. La richiesta del QUIR in busta paga impedisce l’accantonamento futuro del TFR e questo viene valutato molto negativamente dalla società finanziaria.
Conclusioni
Richiedere il QUIR comporta quindi una serie di svantaggi che vanno attentamente valutati:
- una integrazione salariale di entità modesta rispetto alle attese perchè pesantemente tassata
- la compromissione della possibilità di beneficiare di un’integrazione pensionistica al momento del ritiro dal lavoro
- la possibile riduzione delle detrazioni fiscali per lavoro dipendente o per i familiari a carico e delle prestazioni sociali quali ad esempio il bonus bebè
- l’impossibilità di richiedere prestiti con Cessione del Quinto
Marco Benetti
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