Cessione del quinto: illegittime le spese di bonifico

Cessione del quinto: illegittime le spese di bonifico

Illegittimo l’addebito dei costi di bonifico per la cessione del quinto: una recente sentenza della Corte di Cassazione

È illegittimo che il datore di lavoro trattenga i costi del bonifico quando paga la rata della cessione del quinto dello stipendio di un dipendente.

Alcune aziende private (poche, per fortuna) hanno preso l’abitudine di addebitare ai propri dipendenti i costi dei bonifici relativi al versamento delle rate della cessione del quinto. In alcuni casi, questi addebiti raggiungono i 5€ mensili, il che, su un prestito della durata di 10 anni, potrebbe comportare un costo complessivo di 600€ per il lavoratore.

Questo tipo di pratica è un vero abuso, poiché i costi reali per i bonifici aziendali sono spesso inesistenti o molto bassi, dato che molte operazioni bancarie sono completamente gratuite per il datore di lavoro.

Cosa dice la sentenza 22362

Fortunatamente, una recente pronuncia della Corte di Cassazione, (sentenza n. 22362 dell’8 agosto 2024), ha messo fine a questa pratica dichiarandola illegittima.

La sentenza ha stabilito che le aziende non possono addebitare al dipendente i costi legati ai bonifici per il pagamento delle rate di cessione del quinto.

Questa decisione rappresenta una significativa tutela per i lavoratori, in particolare per quelli che si trovano in condizioni di fragilità finanziaria e che utilizzano la cessione del quinto come strumento per ottenere liquidità.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Secondo la Corte, il dipendente non può essere gravato di costi che non gli competono, soprattutto quando tali costi non trovano alcuna giustificazione rispetto ai reali oneri sostenuti dall’azienda. La cessione del quinto è un diritto del lavoratore che consente di accedere a un prestito personale con trattenuta diretta sulla busta paga, ed è il datore di lavoro che ha l’obbligo di trattenere e versare la rata al creditore.

Addebitare ulteriori spese di gestione di questo meccanismo al dipendente viola tale diritto e impone oneri ingiustificati.

Le conseguenze della sentenza

Le aziende che hanno adottato questa pratica illegittima dovranno ora adeguarsi alla nuova pronuncia, rivedendo le loro procedure operative per evitare possibili contenziosi legali con i lavoratori o con le rappresentanze sindacali.

In caso contrario, potrebbero essere costrette a restituire i soldi indebitamente trattenuti ai dipendenti. Questo potrebbe aprire la strada a numerose rivendicazioni da parte dei lavoratori coinvolti, che potrebbero richiedere il rimborso degli importi addebitati negli anni passati.

Le imprese sono ora costrette a considerare il rischio legale di continuare con queste prassi, che potrebbero causare danni non solo economici, ma anche reputazionali.

Le organizzazioni sindacali, inoltre, potrebbero intensificare le pressioni per ottenere la piena applicazione della sentenza e tutelare i diritti dei lavoratori.

Un’importante protezione per i lavoratori

Questa sentenza rappresenta una vittoria per la tutela dei diritti dei lavoratori, che si trovano spesso in una posizione di vulnerabilità, soprattutto nel contesto di difficoltà finanziarie che li spingono a richiedere prestiti con cessione del quinto. Il prelievo di somme non dovute aggiungeva un ulteriore peso economico ai dipendenti già gravati da rate mensili.

Con la decisione della Cassazione, si rafforza la posizione del lavoratore, evitando che si ritrovi a pagare ingiustamente per una procedura che è responsabilità esclusiva del datore di lavoro. Questo tipo di abuso non trova più alcuna legittimità giuridica e le aziende dovranno adeguarsi.

Per concludere

La Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto fondamentale nei rapporti di lavoro in relazione alla cessione del quinto, tutelando i lavoratori contro pratiche aziendali scorrette. Le aziende che finora hanno addebitato al dipendente i costi dei bonifici per il versamento delle rate di cessione del quinto dovranno cessare immediatamente questa prassi per evitare possibili ricorsi legali.

Si tratta di un passo avanti nella protezione del dipendente come parte più debole del rapporto di lavoro, rafforzando il principio che il lavoratore non deve essere gravato da costi che non gli competono.

In conclusione, questa decisione rappresenta un importante baluardo contro gli abusi in ambito lavorativo e finanziario, e rafforza le tutele per i lavoratori che si trovano già in situazioni di fragilità economica.

Marco Benetti
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